Sugar Tax

08/03/2016

Economia



Il governo britannico ha ricominciato a considerare l’introduzione di una “tassa sullo zucchero” da applicare a bibite gassate e altri dolciumi in modo da aumentarne il prezzo e scoraggiarne l’abuso, considerando che già oggi il Regno Unito ha uno dei tassi di obesità più alti al mondo.

I ministri dell’esecutivo starebbero già discutendo la nuova mossa, accantonata l’anno scorso, sull’esempio di quanto successo in Messico, Paese con il più alto tasso di obesità al mondo.
Una potenziale conferma dell’utilità della tassazione arriva da una ricerca della University of North Carolina, apparsa sul British Medical Journal, che ha monitorato gli effetti della tassa del 10% sulle bevande zuccherate introdotta in Messico nel 2014. Quello che è emerso è che la tassa ha portato a una riduzione del 12% dei consumi, con un aumento del 4% di quelli delle bevande non tassate, prevalentemente acqua in bottiglia. I messicani hanno bevuto in media 4 litri in meno di bevande zuccherate e circa 13 litri in più di acqua a persona.

Molto probabilmente quindi questi tipi di misure economiche, che ricadono direttamente sui consumatori, possono portare a dei risultati positivi. Sono certo però che prima di tutto sia necessaria una corretta educazione alimentare che inizia nelle nostre cucine, dove mangiano i nostri figli.

C’è da aggiungere poi che alcuni esperimenti lasciano basiti e confondono un po’ le idee: sto pensando al regista australiano Damon Gameau che per due mesi si è alimentato con prodotti “sani e senza zuccheri”. Il risultato? è ingrassato di otto chili e ha aumentato il girovita di 10 centimetri. Le dichiarazioni delle etichette infatti non sono sempre veritiere e Gameau con gli alimenti “salutari” ha consumato circa 40 cucchiaini di zucchero al giorno.