William Klein: da outsider a maestro

24/06/2014

Arte Contemporanea



Ecco una bella notizia per chi ama la fotografia: William Klein torna in mostra a Londra e a Parigi, e dal prossimo novembre la mostra passerà anche a Milano. Klein, classe 1928 è un fotografo, un filmmaker, un artista: ma soprattutto un outsider che è riuscito a cambiare le regole del gioco e che ha saputo giocare con il suo talento fino a diventare un maestro per generazioni di fotografi. Voglio provare a raccontarvi una foto di Klein: una foto che conoscete sicuramente, anche se magari non la associate a lui. È un’immagine indimenticabile.

Siamo a New York, anni cinquanta: in primo piano c’è un ragazzino che punta una pistola giocattolo verso la camera, fa una smorfia e sembra catturato nell’esatto istante prima che parta il colpo. A fianco c’è un altro ragazzino, più piccolo, con un’espressione completamente neutra, come nulla stesse accadendo; invece stava accadendo di tutto. Quella foto è un capolavoro: e quella foto l’ha scattata William Klein. Oggi Klein, ultraottantenne è ancora attivissimo: ed è addirittura tornato a Brooklyn, dove già negli anni cinquanta aveva in pratica inventato un genere fotografico, la street photography.

Dopo i grandi lavori monografici sull’umanità delle metropoli, che Sony ora gli ha chiesto di reinventare con il senno di poi, Klein lavorò moltissimo nella moda: per Vogue, dove negli anni cinquanta decisero di scommettere a scatola chiusa su di lui. Malgrado oggi sia lui stesso ad ammettere: “Sono un outsider, al tempo di quei lavori non ero parte di nessuna corrente o movimento, seguivo solo il mio istinto. Non avevo nessun rispetto per la tecnica fotografica perché non avevo neanche idea di cosa fosse. Avevo imparato da solo, quella roba non mi interessava“.

C’è un’intervista su The Independent dove racconta del suo rapporto con la fotografia digitale, lui, nativo analogico: “È quasi troppo facile fotografare in digitale rispetto alla pellicola. Metto la macchina in modalità automatica e la camera risolve tutti i problemi. Lo svantaggio è che ti dà un’immagine senza sorprese: quando usi la pellicola le sorprese capitano, ma non ci sono sorprese col digitale“. Nulla di strano per un artista che come nessun altro ha raccontato l’inusuale, l’insolito, l’imprevisto.