Tutto cambia. E l’educazione?

29/02/2012

Economia



Tutto cambia. I social network, l’ascesa della Cina, le cellule staminali. Tutte cose che i nostri padri non conoscevano e che oggi fanno parte della nostra quotidianità. Eppure non tutto cambia alla stessa velocità. L’istruzione, per esempio. Lawrence Summers, ex segretario Usa al Tesoro ed ex rettore dell’Università di Harvard, ha scritto sull’argomento un articolo sul New York Times lucido e stimolante.

Summers riflette su come l’educazione americana sia rimasta sostanzialmente identica dal secondo dopoguerra in avanti. Ancora oggi, ad esempio, la lezione universitaria è tipicamente frontale, con un insegnante impegnato a distribuire nozioni e gli studenti intenti a memorizzarle. Ha senso un modello di questo tipo, in un mondo in cui le informazioni sono in gran parte universalmente disponibili e a portata di clic?

Si dovrebbe forse insegnare di più ai nostri studenti come trattare le informazioni: migliorando la loro capacità analitica, stimolando la collaborazione, facendo leva sugli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione. Per esempio, perché ascoltare in classe una buona lezione, se un’ottima lezione sulla stessa materia è già reperibile online? Perché non dedicare il tempo in aula all’interazione, alla discussione, alla rielaborazione critica dei contenuti?

Insomma: come disegneremmo oggi le nostra università se potessimo farlo da zero? Con ogni probabilità – conclude Summers – metteremmo in discussione molte prassi che sono diventate più una “comoda” abitudine che una scelta adeguata ai tempi, ai bisogni, alle tecnologie disponibili. La mia opinione? Non posso che essere d’accordo con il parere di Summers. Ma la cosa per me più importante è che l’università si avvicini sempre di più e in un modo concreto al mondo del lavoro. Gli altri cambiamenti rischiano di essere graduali, questo invece deve accadere nel brevissimo tempo.