Olimpiadi: vince il realismo e tutto sommato è giusto così

24/02/2012

Sport



Lo confesso: da appassionato sportivo mi sarebbe piaciuto molto vedere l’Italia tra le nazioni candidate a ospitare i Giochi olimpici del 2020. L’unica Olimpiade che si è svolta in Italia è stata quella del 1960 a Roma: non ero ancora nato, ma mi sarebbe piaciuto molto poter respirare quell’atmosfera magica.

Mettendo da parte l’istinto e il sentimento, credo però che si sia stato bene spegnere sul nascere le illusioni, senza giri di parole: il governo avrebbe potuto, ad esempio, garantire un sostegno formale per guadagnare i favori di una parte dell’opinione pubblica, salvo poi farlo mancare sostanzialmente nelle opportune sedi istituzionali e diplomatiche.

La scelta, quindi, mi pare seria, coraggiosa e anche sostanzialmente corretta. In un momento storico in cui l’agenda degli Stati è innanzitutto un’agenda economica, ogni decisione va valutata alla luce delle sue possibili ripercussioni in termini di costi. In questo senso, non si poteva ignorare che il budget delle prossime Olimpiadi di Londra, malgrado la creazione di un’apposita Authority, è cresciuto enormemente rispetto alle aspettative iniziali.

Insomma: bene così, direi. Nonostante la mia grande passione per lo sport, credo che per far tornare a sorridere il nostro Paese non sia tempo di affidarci a dei “sogni”, bensì a rigore e onestà (valori molto sportivi, a ben pensarci). Tra l’altro, le Olimpiadi di Roma 1960 – mi ha ricordato un amico – sono state organizzate durante un periodo di impetuosa crescita economica: il che mi sembra molto diverso da quanto stiamo vivendo oggi.