I RISCHI DELL’IPER CONNESSIONE

01/12/2015

Economia



C’è stato un tempo in cui il lavoro e la casa erano regni distinti. Il vecchio orologio regolava la nostra vita suddividendola in blocchi definiti di tempo e spazio che, custoditi gelosamente, separavano nettamente la vita pubblica da quella privata. Non è più così e la connessione costante che ci consentono le tecnologie mobili, cancella completamente fusi orari e pareti di case e uffici. Tempo e spazio tradizionali, quelli della settimana e del fine settimana, con le loro relazioni sociali caratteristiche, sono ora luoghi porosi nei quali le persone lavorano, giocano, consumano e si relazionano, sempre e dovunque.

Si sentono spesso lamentele su quanto i nuovi dispositivi abbiano colonizzato le nostre vite. La percezione diffusa che il tempo passi più velocemente di quanto non lo sia effettivamente è fortemente radicata nella nostra cultura, e sotto accusa ci sono continuamente smartphone e iperconnessione. Ma lo scopo degli strumenti tecnologici non dovrebbe essere quello di permettere alle persone un accesso rapido alle informazioni in modo da essere liberi di fare altre cose? La tecnologia non dovrebbe rendere le nostre vite più semplici?

In un articolo pubblicato dal Pacific Standard, Judy Wajcman, sociologa alla London School of Economics, autrice di Pressed for Time: The Acceleration of Life in Digital Capitalism, sostiene che quei dispositivi che possono farci sentire oberati e tormentati dal lavoro – la sociologa inglese ci definisce presunti cyber-servi della gleba – sono gli stessi che ci permettono di lavorare in modo più efficiente garantendoci un maggiore controllo del nostro tempo e consentendoci nuove possibili combinazioni di zone prima distinte… nuove forme di intimità mediata, nuovi modi di conciliare lavoro e famiglia.

La tesi della Wajcman è che non siamo semplici ostaggi dei dispositivi di comunicazione, ma che la sensazione di essere sempre di fretta e costantemente oberati è il risultato di priorità e parametri che noi stessi ci siamo posti, in un approccio sbagliato nei confronti del tempo.

Spetta a noi, come sempre, scegliere che tipo di vita vogliamo vivere, cercando di trascorrere del tempo di qualità usando gli strumenti di cui disponiamo con intelligenza.