Elezioni Usa: più Stato o più mercato?

08/10/2012

Economia



Le elezioni americane sono ormai alle porte. Mi pare di poter dire che il grande tema che ha caratterizzato (e caratterizzerà fino all’ultimo) la campagna riguardi prevalentemente l’economia. Se le tematiche economiche sono spesso protagoniste del confronto elettorale, questa volta veniamo da una crisi durata quattro anni: pertanto è lecito pensare che si imporrà chi saprà convincere l’elettorato di avere la migliore ricetta per restituire all’America il benessere.

Nei suoi quattro anni alla Casa Bianca, Barack Obama si è segnalato per interventi dal chiaro sapore “keynesiano”. L’idea alla base di tale approccio è che la crescita economica, in alcune fasi, abbia bisogno di essere sospinta, rilanciata dalla spesa pubblica. Appena insediato, Obama approvò uno “stimulus plan” che allocò centinaia di miliardi di dollari in sussidi di disoccupazione, riforma sanitaria, infrastrutture.

Ancora prima che questo piano venisse approvato, il Cato Institute, un think-tank liberista americano, raccolse le firme di oltre 300 economisti che a questa idea si oppongono: il compito dello Stato non sarebbe quello di indirizzare i soldi dei contribuenti verso i settori ritenuti importanti per la crescita economica, ma quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono un virtuoso funzionamento dei meccanismi di mercato.

In altre parole, lo Stato non dovrebbe sostituirsi a investitori e consumatori, ma tassarli il meno possibile per far sì che essi possano allocare il proprio denaro nel modo migliore. È la posizione di Mitt Romney: in particolare, la scelta di Paul Ryan come vice sembra tracciare una differenza netta tra le posizioni dei due candidati.

La storia ci ha insegnato che non esiste una ricetta universale per la crescita economica. E forse, come mi sto sempre più convincendo, bisognerebbe cominciare a discutere anche il significato stesso del concetto di “crescita” (ne ho parlato qui, ma anche qui). Tuttavia il dibattito è stimolante e merita di essere seguito, come qualunque dibattito basato sulle idee. Anche perché fra pochi mesi si voterà anche in Italia: e la dialettica sulle ricette per la crescita, possiamo esserne certi, sarà di grande attualità anche da noi.