In un dialogo con Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio, offro il mio punto di vista da imprenditore sulla fase cruciale che l’Italia sta vivendo.
Mi auguro che gli anni a venire siano indirizzati dal governo Renzi per completare quanto di buono è stato fatto finora, con riforme di buon senso, e magari ancora più coraggiose. Per una nuova stagione di crescita occorre un patto imprenditori-governo su giustizia, tasse, produttività, burocrazia. Il Governo costruisca le condizioni che permettano agli imprenditori di liberare le proprie energie.
Negli ultimi anni, l’Italia è tornata a essere un paese che riesce a catturare un maggior numero di investitori stranieri rispetto al passato, lo vedo ogni giorno lavorando con 21 Investimenti. E certamente in questo ha giocato un ruolo decisivo il clima di stabilità che si è creato. Tuttavia, non posso non riconoscere che il nostro paese abbia ancora un grave deficit sul terreno della produttività.
Il mercato è oggi più veloce, è più snello, i consumatori cambiano idea a grande velocità, i modelli organizzativi sono stati stravolti, il lavoro cambia con una rapidità mai vista prima, alcuni vecchi lavori sono stati spazzati via a una velocità sorprendente. Il cambiamento è un imperativo, e questo vale tanto nel mondo dell’imprenditoria quanto in quello della politica.
Credo perciò sia un bene che ci sia una classe dirigente al governo molto giovane, de-ideologizzata, per certi versi incosciente che non si vergogna – tratto che trovo positivo, non negativo – di cambiare qualche volta idea. Non mi pongo il tema se questo governo sia di destra o di sinistra, ma mi interessa ciò che fa. E sono convinto che ci siano delle cose che più passa il tempo e meno è probabile che vengano fatte. Economicamente parlando, oggi possiamo dire che il peggio è passato ma il meglio non è ancora arrivato.