Chi sono

15/09/2011

Chi sono



 

“Ogni volta che un uomo si batte per un ideale, o agisce per migliorare il destino degli altri, o combatte contro le ingiustizie, è come se provocasse una piccola onda di speranza. E queste onde, intersecandosi da un milione di centri differenti di energia e di audacia, producono una corrente in grado di spazzare via i più poderosi muri di oppressione e resistenza”

Robert Kennedy, 6 giugno 1966

Sono cresciuto nel Nordest d’Italia, nella campagna intorno a Treviso. Le immagini della mia infanzia sono legate a questi luoghi, che da ragazzino ho esplorato in sella alla mia bicicletta. Tra queste immagini, naturalmente, c’è anche l’azienda di famiglia. La Benetton è stata fondata un anno dopo la mia nascita: si può quindi dire che siamo coetanei, che siamo cresciuti insieme, anche se lungo percorsi autonomi e paralleli.

Una vera rivoluzione nella mia vita di adolescente è stato l’incontro, in terza liceo, con il professore di filosofia: un uomo straordinario, scalatore di ghiacciai, che mi ha insegnato l’importanza dello studio anzitutto come modo di scoprire se stessi.

Finito il liceo, sono partito per Boston, dove mi sono laureato nel 1987. Questo è stato senza dubbio uno dei periodi più elettrizzanti della mia vita. Le lezioni in aula, la vita nel campus, i viaggi nel cuore dell’America: è qui che sono diventato adulto.

Dopo un master a Harvard e un’esperienza in Goldman Sachs a Londra, nel 1992 ho fondato 21 Investimenti, la mia prima, e più importante, esperienza imprenditoriale. Qui ho imparato la bellezza del mestiere dell’imprenditore: un mestiere che è prima di tutto un modo di essere, di affermare la propria libertà, di restare fedeli a se stessi.

Dopo la Presidenza di Benetton Group, 21 Investimenti è tornata ad essere la mia casa.

Amo lo sport, ma anche l’arte contemporanea e la lettura. Sono sposato con Deborah e ho tre figli, Agnese, Tobias e Luce. Quando non sono al lavoro, è con loro che passo gran parte del tempo.

Questo blog rappresenta un punto di incontro tra i miei interessi, personali e professionali, ed è l’occasione per condividerli con chi desidera conoscerli direttamente. L’ho chiamato “Each time a man”, dal famoso discorso che Robert Kennedy tenne all’Università di Città del Capo, due anni prima di venire assassinato. Un discorso che mi ha sempre fatto riflettere sul valore dell’individualità, e su come in ogni situazione, anche la più difficile e complessa, ciascuno di noi abbia sempre il privilegio di fare la differenza, di introdurre un elemento di imprevedibilità nell’ordine delle cose. È questo, credo, che ci rende liberi.