Big Data: vogliamo davvero sapere “tutto”?

05/04/2013

Economia



Sui media internazionali, ultimamente, ricorre sempre più spesso il concetto di Big Data. Se n’è parlato in particolare a proposito dell’ultima campagna elettorale di Obama e anche io ho affrontato l’argomento in questo post.

Di che cosa si tratta? Da profano, so che i Big Data sono enormi aggregazioni di dati che si accumulano in volumi ogni giorno maggiori. Tutto quello che facciamo su Internet, i video che condividiamo, le preferenze che esprimiamo quotidianamente si incrociano con altre informazioni, di ogni genere, e vanno a costituire uno sconfinato bacino di dati. Un bacino a cui oggi è ancora difficile attingere, ma che probabilmente sarà sempre più alla base delle nostre scelte, delle nostre analisi, delle nostre previsioni.

Dal business alla ricerca scientifica, dalla finanza alla politica, i Big Data sembrano destinati a introdurre cambiamenti rivoluzionari. Ma in che direzione? Si tratta di una possibilità di migliorare la nostra vita, di uno strumento per ampliare in modo potenzialmente illimitato la nostra capacità di comprensione e previsione? Oppure ci troviamo di fronte a una potenziale minaccia alla nostra privacy, che potrebbe lasciarci sempre più indifesi davanti a chi saprà raccogliere e utilizzare questi dati?

Ogni innovazione tecnologica – e Internet non fa eccezione – ci pone ogni giorno davanti a nuove possibilità, ma anche a qualche rischio. Credo però che non ci si possa semplicemente opporre al nuovo.

Ogni innovazione è una sfida, che mette alla prova la nostra intelligenza, la nostra visione, ma soprattutto la nostra capacità di fare buon uso degli strumenti di cui disponiamo.