Zero mail

21/09/2016

Economia



Quasi un quarto del tempo lavoro di chi è impiegato in azienda è dedicato a scrivere e rispondere alla posta elettronica. Il 23% secondo l’Harvard Business Review: un impiegato medio gestisce oltre 100 mail al giorno.

Non è difficile crederlo. Basta guardare la propria posta elettronica al termine di una riunione per capire quanti messaggi non letti si accumulano in pochissimo tempo. Il tempo alla scrivania davanti al computer è una partita a tennis, la mail è la pallina che rimbalza ritmica e incalzante mentre in realtà siamo occupati a fare tutt’altro. Eppure apri, leggi, rispondi, cancella, cancella, chiudi.  Thierry Breton lo ha capito nel 2011 quando ha di fatto vietato la mail nella società di cui è CEO. Le mail inquinano il lavoro, allungano i tempi, distraggono e riducono la produttività. In tra anni la società di servizi per l’information technology Atos Origin guidata da Breton e dove, attenzione, lavorano settantamila persone in quaranta uffici sparsi per il mondo, punta a diventare una “zero-mail company”.  Thierry Breton non è un fondamentalista. Anzi una persona moderata, professore ad Harvard. Ma lui ha preferito organizzare un network interno, che permettesse a ciascuno di decidere tempi e termini di ingaggio nella conversazione aziendale. E il mercato lo ha premiato con un incremento del titolo del 50%. Forse non solo per questo. Ma si potrebbe stabilire una correlazione tra la riduzione delle mail del 60%, l’incremento dell’Ebit e la riduzione dei costi amministrativi.

Senz’altro, come dimostrano anche gli studi condotti dall’Università di California, la riduzione delle mail rende più produttivi e riduce lo stress. Non stento a crederlo!