Un debito di cui non si parla abbastanza

13/09/2012

Filosofia



Da quando è cominciata la crisi economico-finanziaria del 2008, la parola “debito” è sulla bocca di tutti. In questo post, però, vorrei parlare di un altro debito, di cui credo non si parli abbastanza: quello che il genere umano ha con l’ambiente. La Terra è ormai in riserva: in soli otto mesi dall’inizio del 2012, il pianeta ha esaurito le risorse che riesce a produrre in un anno. Questo significa, in pratica, che siamo andati in rosso, e i tassi di interesse che dovremo pagare sono del tutto ignoti.

Di questo passo, oggi avremmo bisogno di un pianeta e mezzo per sostenere i nostri consumi. E, se non cambierà nulla, entro il 2050 il nostro sviluppo richiederà una quantità di risorse pari al doppio di quelle che la Terra è in grado di generare. Ipotesi non impossibile, se si considera come la situazione sia precipitata con il passare degli anni: il primo Overshoot Day – questo è il nome con cui si indica il giorno in cui, anno per anno, vengono esaurite le risorse – fu registrato il 19 dicembre 1987, mentre quest’anno il limite è stato superato addirittura a fine agosto.

L’Overshoot Day, ideato dalla New Economics Foundation di Londra, non esprime una misurazione esatta, ma è più che altro un’indicazione. Si tratta di un modo per misurare il rapporto tra la biocapacità globale (l’ammontare delle risorse prodotte dal Pianeta) e l’impronta ecologica (le risorse consumate dal genere umano).

Quello che questa scadenza ci descrive è uno scenario a dir poco allarmante. Eppure credo che le soluzioni esistano e siano più vicine di quanto si possa pensare. Sono convinto che è dall’integrazione di economia ed ambiente – si pensi alle green economy – che arriveranno le risposte per un mondo più pulito e per uno sviluppo più sostenibile. Altrimenti, per chi volesse prepararsi al peggio, consiglio la lettura dell’ultimo numero di COLORS, Apocalisse. Un manuale di sopravvivenza.