On China

07/11/2011

Economia



Ho la fortuna di conoscere personalmente Henry Kissinger, un personaggio mitico della politica della diplomazia internazionale, ancora estremamente vitale a dispetto dei suoi quasi 89 anni. Pertanto ero molto curioso di leggere il suo ultimo libro, intitolato semplicemente On China. Mi aspettavo un libro disseminato di aneddoti e racconti personali: ci sono, ma c’è molto di più.

A dispetto del titolo, On China non è semplicemente un libro sulla Cina. È un libro sulla Cina e su di noi: un punto di vista sull’evoluzione politica e culturale di una potenza che è oggi l’interlocutore principale del mondo occidentale. Scritto da un punto di vista privilegiato: Kissinger conosce bene la realtà e le personalità che hanno plasmato la realtà cinese da almeno 40 anni, quando l’allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, lo incaricò di volare a Pechino per ristabilire i contatti con la Cina.

Quel che ho più apprezzato del libro è il suo pragmatismo, che, devo dire, ha contraddistinto l’intera vita di Kissinger. Parlando di Cina, la tentazione di emettere giudizi morali è forte. Lo è ai nostri giorni, e lo è ancora di più se pensiamo alla Cina di venti o trenta anni fa, quando le voci di protesta erano sistematicamente soffocate con una violenza a noi sconosciuta. Ma Kissinger non cade vittima di giochi moralistici, e proprio per questo il libro è straordinariamente interessante.

Anche quando dissente, Kissinger ci aiuta a comprendere perché la “nostra” e la “loro” visione del mondo spesso non coincidono, e perché non potrebbero farlo. Perfino parlando di Piazza Tienanmen, senza rinunciare allo sdegno, si sforza di raccontare del contesto storico in cui operava il primo ministro Deng Xiaoping. Ecco perché On China è anche un libro su di noi: perché leggendo delle diversità dell’oriente, comprendiamo meglio l’occidente.