Non tutto ha un significato. Ma è difficile ammetterlo

23/05/2012

Filosofia



L’homo oeconomicus è il tipo che non vorremmo avere come amico. È, infatti, una tipologia di persona totalmente razionale, lucidamente consapevole dei propri reali interessi e sempre capace di scegliere e agire in modo da massimizzare l’utilità e il profitto. Per lungo tempo si è pensato che il sistema economico si fondasse proprio su di lui. In realtà, per fortuna, non è proprio così.

Tra gli studiosi che hanno contestato l’idea di razionalità sposata da molte teorie economiche, c’è senza dubbio Daniel Kahneman, premio Nobel nel 2002, uno dei primi ad avere integrato lo studio dell’economia con ricerche in campo psicologico. In Italia è appena uscito il suo ultimo libro, Pensieri lenti e pensieri veloci, nel quale espone i risultati delle sue decennali ricerche sul comportamento umano. Secondo Kahneman, in sostanza, quando si tratta di prendere delle decisioni, non sempre le persone si dimostrano lucide e razionali come ci si aspetterebbe.

In questa intervista rilasciata all’Economist, lo studioso espone in maniera comprensibile anche per un non addetto ai lavori le sue idee su come in genere affrontiamo i processi decisionali. Il suo punto di vista può forse aiutarci a capire come ci comportiamo nella nostra vita da attori economici, ma anche da privati cittadini. Dostoevskij, fine studioso dell’animo umano, lo aveva capito: per la maggior parte di noi – diceva – due per due il più delle volte fa cinque. Accettare l’esistenza dell’irrazionalità – in noi stessi cosi come negli altri – è sicuramente un buon inizio.