Nobel all’Europa, un invito a fare ancora di più

17/12/2012

Filosofia



Qualche giorno fa è stato ufficialmente assegnato il Nobel per la pace all’Unione Europea. Credo si tratti di un importante riconoscimento per un progetto che, negli ultimi decenni, ha realmente contribuito al progresso e alla difesa dei diritti umani.

Non va dimenticato, infatti, che poco meno di 70 anni fa (un tempo relativamente breve, con il metro della Storia) l’Europa è stata teatro del più grave e sanguinoso conflitto mai avvenuto; e che da allora ha saputo costruire una pace solida e duratura, tanto che oggi il solo pensiero di una guerra in territorio europeo ci suona (fortunatamente) assurdo.

Tuttavia guardare al passato non basta. Come era già avvenuto per il Nobel a Obama, anche questo premio sembra essere, più che un riconoscimento per il passato, un auspicio per il futuro. Oggi l’Europa non è ancora una creazione compiuta. Vi sono difficoltà, resistenze, divergenze di vedute. E, soprattutto, manca ancora un “governo” europeo che consenta all’Unione di esprimersi con una voce sola sulle principali questioni internazionali.

Proprio per questo, credo, il Nobel ha un grande valore. Ci ricorda che il progetto europeo è un’urgenza non più rinviabile e che il suo definitivo compimento porterebbe vantaggi non solo ai paesi membri ma anche alle altre potenze internazionali, che troverebbero in un’Europa davvero unita un interlocutore forte e stabile. Ci ricorda – insomma – che molto è stato fatto, ma anche che molto è ancora da fare.

“Pace, democrazia, diritti umani”, per riprendere le parole della motivazione, fanno ormai parte della nostra identità di europei e rappresentano il nostro patrimonio più prezioso: un patrimonio che ora dovremo, sempre più, mettere a disposizione anche degli altri.