Poche settimana fa, presso la libreria Foyles di Charing Cross Road a Londra, tra le più famose e storiche della città, si è tenuto un incontro di cui non si è parlato molto, ma sul quale credo valga la pena riflettere. Alcuni addetti ai lavori si sono confrontati su un tema di strettissima attualità: il futuro delle librerie, davanti all’inesorabile avanzata degli e-book. Sono sempre più numerose, infatti, le persone che, per praticità e convenienza, preferiscono il libro digitale alla carta, o se scelgono un libro stampato lo comprano online.
Il tema mi sembra davvero interessante poiché riguarda non solo le librerie, ma i canali tradizionali di vendita che, in un modo o nell’altro, si devono confrontare con lo sviluppo del commercio online. Come può sopravvivere, insomma, un modello di business che aveva nel negozio il principale strumento per raggiungere il consumatore?
Credo che la risposta non possa che essere questa: il negozio dovrà necessariamente continuare a evolversi per diventare qualcosa di più di un luogo nel quale si acquista o si vende qualcosa. E questa evoluzione deve necessariamente passare sia attraverso un servizio sempre più specializzato nella conoscenza del cliente sia attraverso una shopping experience che coinvolga il consumatore anche da un punto di vista estetico ed emozionale. Un’idea che è al centro anche del progetto di rilancio del marchio Playlife, che, non a caso, ha avuto come asse portante proprio la definizione di un nuovo concept store.
Tornando all’esempio delle librerie, credo che il loro dilemma sia quindi più universale di quanto possa sembrare: il mercato editoriale è certamente tra i più esposti, ma l’evoluzione delle modalità di consumo è probabilmente destinata a investire molti altri settori. E i negozi – dalle librerie alle boutique – saranno sempre più dei luoghi dove i consumatori potranno tornare a essere anzitutto persone.
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