La storia di Sylvia che recupera navi Cargo, Petroliere e Piattaforme

29/09/2017

Economia



Per mesi tra il 2012 e il 2013 percorse palmo a palmo lo scafo inclinato della Costa Concordia   incagliatasi troppo vicina all’isola del Giglio. Ci volle tempo per mettere la nave in sicurezza, affinché potesse essere finalmente rimossa evitando che diventasse un relitto, imperituro ricordo di quella manovra imprudente. Ovunque ci sia una nave incagliata, rovesciata, alla deriva, a rischio di distruggere coste e fondali marini, è necessario l’intervento specializzato di equipe dotate di tecnologie, e competenze che spaziano dall’ingegneria alla nautica, per riportare questi giganti del mare in lidi più sicuri, per solcare di nuovo il mare o per essere definitivamente rottamati.

Sylvia Tervoort ha 38 anni, è un’olandese di Castricum, vicino ad Amsterdam, ed è secondo il Guardian forse l’unica donna al mondo a lavorare in questo settore e gestire in prima persona operazioni di questo tipo. Tervoort ha seguito operazioni a largo di Cuba per sottrarre ai flutti una nave cargo incagliata; ha restituito al mare e, soprattutto, ai suoi proprietari, una petroliera arenatasi sulle coste del Marocco, evitando che questa disperdesse il suo carico; con la sua squadra ha preso il controllo di una nave cargo in fiamme in mezzo al mare; è intervenuta in mezzo al mediterraneo per separare, a seguito di una collisione, due navi che trasportavano esplosivi. Ci vuole un incredibile miscela di competenze per portare a termine operazioni di recupero in sicurezza. È necessario conoscere ogni dettaglio di queste gigantesche strutture che hanno le dimensioni di condomini e grattaceli. Ci vuole capacità di orientamento, padronanza delle tecniche di arrampicata e di sub, fisico e fantasia, un certo spirito da marinaio, e una bella dose di coraggio.

Nel 2016 Tervoor e la sua equipe liberarono persino una piattaforma di trivellazione da 17 mila tonnellate, la Transocean Winner, scaraventata sulle coste dell’Isola di Lewis in Scozia da una violenta tempesta, mentre veniva traghettata verso Malta per essere smantellata e distrutta. Tervoort arrivò con la sua squadra, studiò la situazione e, immergendosi, poi arrampicandosi sull’immensa struttura inclinata sulle sue quattro enormi gambe arancioni, capì che non fosse possibile trainarla in acque più fonde senza causare danni. Tervoort utilizzò la tecnica del traino a secco, per riportare Winner la piattaforma incagliata, adoperando una nave per il trasporto di carichi eccezionali.  Un’imbarcazione immensa, che venne fatta prima affondare sotto la piattaforma, per sollevarla, poi riemergere in un secondo tempo con il carico speciale assicurato e finalmente diretto alla rottamazione. Pare un’eroina moderna. Invece il suo punto di vista è pragmatico e non tradisce romanticismi. Al Guardian parla di un lavoro come un altro: spiega che il suo mestiere è semplicemente quello di evitare che degli “asset” si trasformino in relitti. Da uno stato all’altro si passa se si è troppo impazienti o troppo cauti.