Il senso della verità di Storyful

04/05/2017

Economia



Click, condividi. E il link fa il giro dei social click dopo click. Così le bufale viaggiano sulla rete, prendono quota, si accreditano come notizie e poi forse, ogni tanto, qualcuno le smaschera.  La verità nell’era degli user generated content è dunque un bene di consumo? Mark Little ci scommetteva nel 2010 quando fondò Storyful, un’agenzia che si occupa di verificare e filtrare le notizie e i video che vengono caricati sui social in occasione di eventi eccezionali, di crisi o di attualità, per evitare che la verità possa essere manipolata e che i colleghi giornalisti pubblichino foto o filmati non autentici. Un servizio fondamentale in un mondo dove la notizia digitale viaggia velocissima e gli utenti online esigono l’aggiornamento della rappresentazione dei fatti in tempo reale. Oggi anche colossi come Twitter e Facebook hanno dovuto ammettere a denti stretti, che sì, la bufala è virale. La fake news è il baco in un mondo di libera informazione. La notizia verosimile, ma non verificata mina la fiducia dei fruitori di informazione, degli utenti on e off line. Viene usata in modo più o meno onesto per creare consenso, muovere la pancia degli elettori, o banalmente generare traffico utile a scopi commerciali. Sarà per questo che News Corp., come riporta Bloomberg News, ha speso milioni per comprare nel 2013 dal giornalista irlandese Mark Littel, Storyful: la piattaforma oggi lavora a pieno regime per testate giornalistiche, ma anche organizzazioni private che vogliono difendersi dai rischi di diffamazione.

Persino l’autorevole New York Times non se l’è sentita di pubblicare la notizia sulla sorte di un soldato americano in Iraq dopo un attacco delle milizie fondamentaliste, prima di verificarla grazie al lavoro di autenticazione di Storyful su un video postato sulla rete. Un tassista ceco a Manhattan, ha venduto proficuamente il suo video amatoriale che catturava Hillary Clinton nel momento del malore alla cerimonia per il memoriale a Ground Zero: grazie a Storyful che ne ha certificato l’autenticità. Date le premesse, non ho bisogno di consultare i bilanci della società per credere che Storyful abbia aumentato il fatturato di oltre il 50% nel 2016.

Cresce Storyful, ma la fiducia dei consumatori di informazione diminuisce. Secondo il Digital Report di Reuters del 2016, sondaggio su oltre cinquantamila fruitori di notizie online in 26 paesi, la fiducia dei consumatori di notizie è in calo: solo il 43% in Europa e il ancor meno, il 33% in USA, si fida incondizionatamente di quello che legge. Solo il 9% dei consumatori di informazione in Usa paga per le news online. Questo vuol forse dire che ci si fida di più dell’amico di facebook che del giornalista. La verità è un bene di cui non possiamo fare a meno.