Il diritto all’oblio e le identità digitali

19/07/2013

Filosofia



La rete non dimentica. Tutto quello che pubblichiamo (foto, testi e molto altro) resta tracciato e indelebile, forse per sempre. Per questo molti Paesi, oltre alla stessa Unione Europea, stanno lavorando per predisporre regole e normative al fine di tutelare quello che, anche nell’era pre-digitale, era riconosciuto come un irrinunciabile diritto all’oblio.

Con Internet però tutto cambia, non solo perché diventa facilissimo reperire informazioni su chiunque, ma anche perché si moltiplicano esponenzialmente le informazioni disponibili, i dati e le tracce di una persona. Non solo: le fonti stesse rischiano di essere totalmente inattendibili proprio perché pubblicare in rete è un’attività molto facile.

Dall’adolescente che pubblica una foto compromettente alla battuta imprudente sul datore di lavoro condivisa su Facebook, dal post pieno di odio scritto dall’ex fidanzato ai fenomeni di cyber-bullismo: la rete conserva di tutto, al difuori del nostro controllo e dalla nostra volontà.

Naturalmente è difficile immaginare un ritorno alla privacy così come l’abbiamo conosciuta fino a pochi anni fa, ed è naturalmente impensabile l’ipotesi di rinunciare alle grande opportunità che la connessione ci offre. Internet ha modificato il nostro ambiente di vita, in un senso quasi-darwiniano, diventando parte integrante della nostra “seconda natura”. Ma certo il tema del “diritto a cancellare” sarà sempre più attuale. E in attesa che ci pensi il legislatore, possiamo cominciare a pensarci noi stessi, anche soltanto per pochi secondi, ogni volta che stiamo per cliccare il tasto “pubblica”.