Emma Rotherham con la sua piccola squadra di ingegneri è la donna che assicura ad ogni gran premio la connettività superveloce per tutti gli eventi della Formula 1. Da Singapore a Monaco a Brasilia, Emma garantisce che tutti i gigabyte del Gran Premio viaggino super veloci e che i dati della gara siano disponibili in tempo reale per la gioia di tutti i fan. Senza il suo lavoro la Formula 1 resterebbe a piedi.
Emma non aveva mai pensato alla Formula 1 come ad un punto di arrivo. Quante bambine della sua generazione del resto potrebbero averlo avuto come sogno nel cassetto?
Sono poche le donne che hanno un ruolo nel mondo delle auto e delle moto da corsa. La Formula 1 semplicemente sembra essere ad appannaggio solo maschile. Ecclestone non troppo tempo fa vagheggiava di un campionato solo femminile, idea accolta con freddezza dalla pilota della William’s Susie Wolf, che tra l’altro ha recentemente annunciato il suo abbandono. Susie è una delle poche pilota donna nella storia della formula 1.
Le pioniere sono state Maria Teresa de Filippis, che gareggiò cinque volte tra il 1958 e il 1959 posizionandosi decima nel Gran premio in Belgio. Il direttore di gara non la fece più correre perché “l’unico casco che una donna dovrebbe indossare è quello del parrucchiere”. Altri tempi per fortuna.
La prima e per ora l’unica donna che riuscì a classificarsi per il Gran Premio mondiale, fu Lella Lombardi che gareggiò tra il 1974 e il 1976. Seguirono Desiré Wilson nel 1980 e Giovanna Amati nel 1992, ma nessuna riuscì a classificarsi.
Un mondo ad altissimo tasso di innovazione come quello della Formula 1 non può fare a meno della capacità innovativa delle donne. Mentre nel mondo che viaggia a velocità variabile la donne si affollano nelle pole position, quello che gareggia ad altissima velocità non sembra ancora pronto ad accoglierle o forse no. Le donne però non hanno bisogno di gareggiare per arrivare prime ed Emma lo ha dimostrato.
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