Bettina Tschumi a Fabrica sul design

15/05/2014

Arte Contemporanea



Sono felice di condividere una breve intervista con Bettina Tschumi, Sovrintendente della Glass Art & Design Collection presso il mudac – Museum of Design and Contemporary Applied Arts a Losanna, Svizzera – realizzata durante la sua recente lecture a Fabrica

Pensi che il design contribuisca ad un modo migliore di vivere?

Per essere precisi dobbiamo prima definire che cos’è un modo migliore di vivere. L’approccio del design non ha alcun intento morale. Ma possiamo dire che SÌ, il miglior ruolo del design è veramente quello di contribuire a una vita migliore portando nuove idee e consentendo la loro effettiva realizzazione. Dall’ideazione alla trasformazione sorge il coinvolgimento del designer, quello di creare un progresso. Il designer potenzia l’ideazione con i fatti.

La bellezza è sinonimo di “silenzio” o di “rumore”?

È una domanda fondamentale e non ho una risposta pronta all’uso. Essere “rumorosa” riferito alla bellezza per me significa essere molto espansiva e in qualche modo passionale o tragica. Il “Silenzio” è più sereno e introspettivo, porta la pace e l’armonia come concepito nelle culture asiatiche. Dipende da che cosa si ha bisogno in un certo momento. Questo può variare. In entrambi, rumore e silenzio, c’è vita, ed entrambi sono parte della stessa bellezza – la bellezza della vita.

Che cosa cambia quando un oggetto di design entra in un museo e diventa parte di esso?

Tecnicamente parlando quando si prende un oggetto di design dalla sua vita quotidiana, sembra che lo si rimuova da un circuito, diventa immobile e si astrae dall’azione, diventando oggetto di osservazione e di apprezzamento. In un museo, lo stato dell’oggetto cambia. Naturalmente la scelta che faccio quando seleziono un oggetto per integrare la collezione del nostro museo mi coinvolge come persona, quindi in un certo senso aggiungo un valore all’oggetto e lo promuovo come molto eccezionale. Questa selezione comporta un certo grado di responsabilità. Non è solo o essenzialmente una scelta personale come in una collezione privata, ma si ha una certa responsabilità, perché quell’oggetto parlerà alle generazioni future.

Design: uso quotidiano e collezionismo. Qual è la relazione?

Costruire una collezione per un museo significa segnalare alcuni elementi – arte, scienza, design e quant’altro – come eccezionali per una o più ragioni. Questo implica pensare che merita di essere tenuto a mente e nella memoria, in quanto testimonia qualcosa che si desidera documentare. Non c’è contraddizione tra gli oggetti di uso quotidiano e gli oggetti da collezione in quanto è il grado dell’interesse intrinseco di un elemento che lo rende eccezionale – e, pertanto, meritevole di essere collezionato.
E interessante l’esempio della nostra recente mostra No Name Design: Franco Clivio (2013-2014).

Il design come racconta la nostra epoca?

Il design racconta la nostra epoca in due modi fondamentali. In primo luogo, parla degli interrogativi della nostra epoca e delle storie che vogliamo creare e ascoltare, e poi produrre attraverso il design. In secondo luogo, legato al primo elemento di risposta, il design parla dei progressi tecnici e tecnologici di ogni tempo – o meglio, di come possiamo collegare il nostro desiderio alla produzione e di come ciascuno di essi stimola l’altro.
Il design può essere un riflesso fedele della nostra epoca. Il design eccezionale va oltre l’offerta di uno specchio e mostra nuove strade in un futuro aperto.
In questo senso, la ricerca del design può portare ad un modo di vivere migliore – più ricco, più avanzato, più sofisticato e tuttavia fondamentale.

Fotocredit: Marco Zanin / Fabrica