VENT’ANNI DOPO: TOM BALLARD E IL K2

09/07/2015

Sport



È una storia che sembra scritta da un bravo sceneggiatore: è una storia per chi ama la montagna, le scalate, le sfide impossibili. Una storia fatta per chi crede che il destino in qualche modo esista: una storia che comincia vent’anni fa, con la tragica impresa tentata da Alison Hargreaves nel 1995. Una scalatrice donna rimasta nella leggenda, una delle più grandi di sempre: capace di conquistare in solitaria l’Everest e scomparsa durante il tentativo di scalata del K2. Sono passati vent’anni da allora, e oggi il figlio di Alison, Tom Ballard, è diventato a sua volta un grande scalatore. Vuole tentare l’impresa della madre, salendo a sua volta sul K2, la seconda vetta più alta del pianeta, secondo molti alpinisti ancora più impegnativa dell’Everest.

Tom Ballard è giovane, ha 26 anni, ne aveva appena sei quando la madre sparì sul K2. Già questo inverno Tom ha completato una grande impresa, affrontando per la prima volta nella storia in solitaria le sei classiche pareti Nord delle Alpi, la Cima Grande di Lavaredo, il Pizzo Badile, il Cervino, il Grandes Jorasses, il Petit Dru e l’Eiger. La madre aveva compiuto la stessa impresa, ma in estate. È come se stesse inseguendola. Tom ha pubblicizzato poco la sua impresa, condividendo sporadicamente qualche foto sulla sua pagina Facebook, senza creare eccessivi clamori per quella che al contrario è una grandissima impresa alpinistica.

Discreto, silenzioso, umile. In una delle poche interviste rilasciate al termine dell’impresa Tom Ballard ha chiarito poi quello che molti avrebbero voluto chiedergli, spiegando del rapporto con sua madre, e aggiungendo che “Io scalo solo per me. Può sembrare egoistico, ma in fondo è così, l’alpinismo in solitaria è uno degli sport più egoistici che si possono fare. Sento un legame fortissimo con le montagne, un legame spirituale: non riesco a spiegarlo a parole”. Di certo Alison sarebbe d’accordo.