Burocrazia contro investimenti: partita decisiva

09/01/2013

Economia



In soli 11 mesi il pastificio Rana ha costruito uno stabilimento da 25mila tonnellate di pasta e sughi l’anno negli Stati Uniti, a Chicago. Lo ha raccontato Gian Luca Rana, figlio del fondatore, che ha spiegato come per ottenere il via libera alla costruzione siano state sufficienti cinque firme e quindici giorni, grazie alla collaborazione del governatore Pat Quinn, naturalmente entusiasta davanti alla prospettiva di nuovi posti di lavoro (e forse di ottimo cibo italiano!).

Ottima notizia, no? Insomma. Per riuscire ad ampliare un impianto di produzione gemello nel veronese, l’azienda ha impiegato sette anni. La burocrazia italiana ha costretto Rana a tempi di attesa lunghissimi, impiegati perlopiù a fare copie di documenti e a firmarli. Alcuni dettagli tragicomici della vicenda raccontati da Gian Luca, degni di Kafka, ve li risparmio.

Controllare è giusto, sia chiaro. Ma rischiare di ostacolare gli investimenti non lo è, e ha un costo molto pesante in termini di crescita economica, di gettito fiscale, di posti di lavoro. Qualcuno penserà: le aziende italiane sono abituate a questo sistema e in un modo o nell’altro finiranno per investire comunque. Può darsi: ma ricordiamoci che per un’impresa straniera, che può scegliere se investire o no in Italia, questo è un forte deterrente. E gli investimenti esteri sono oggi considerati un elemento chiave di qualunque economia di successo.