Il Web Index ci dice quanto vale l’innovazione

29/10/2012

Economia



Il web fa bene alla società. Lo dice la World Wide Web Foundation, secondo la quale è anche possibile misurare quanto. La Fondazione – creata dal “padre” del World Wide Web, Tim Berners-Lee – ha infatti messo a punto il Web Index: un indice che calcola quanto i diversi Paesi sappiano approfittare dei vantaggi e dei benefici di un web aperto e globale.

Prima in classifica è la Svezia, non a caso il primo Paese al mondo che si prepara a rendere tutte le transazioni economiche paperless. Seguono Usa e Gran Bretagna, poi Canada e Finlandia. In generale sono i Paesi occidentali a dominare la top 20, con una sola eccezione: l’Italia, al 23esimo posto, tra Messico e Brasile.

Il Web Index, che si basa su ben 80 parametri, dimostra in maniera inequivocabile come grazie al web sia possibile migliorare la qualità della vita, ridurre i conflitti, perfezionare la governance dei paesi. Gli effetti positivi riguardano i campi più disparati: dal lavoro ai servizi finanziari, dall’accesso a un’informazione più completa e plurale fino ai servizi medici, senza contare le possibilità di maggiori contatti e connessioni tra persone.

Tutto ciò detto, c’è un altro aspetto su cui vale la pena riflettere. È chiaro, infatti, che le maggiori innovazioni nel campo del web dovrebbero realisticamente provenire dai cosiddetti “nativi digitali”, ossia da quella generazione di under trenta che vive il mondo di internet come il proprio habitat naturale. E che, invece, ci dicono i dati sulla disoccupazione giovanile, è quella che più fatica a trovare spazio nel mondo del lavoro e a mettere a frutto il proprio potenziale.

Un paradosso, insomma: sul mercato del lavoro mancano proprio quelli che dovrebbero esserne i protagonisti naturali. Perché è da loro che devono venire le energie e le idee di cui abbiamo bisogno per costruire un futuro di benessere.