Il recente viaggio in Giappone mi ha spinto a innescare un dialogo sul design, tra Sam Baron, responsabile del design a Fabrica e Ryu Yamamoto, designer e architetto giapponese nel suo team. Yamamoto ha appena completato un workshop alla Triennale di Architettura di Lisbona, incentrato sulla realizzazione di arredi per 12 società ospiti e un guéridon da lui progettato è stato recentemente esposto in una mostra collettiva presso la galleria Granville di Parigi.
Europa e Giappone a confronto: 2 diversi tipi di design?
Il design cambia a seconda del luogo di provenienza. Nel mio processo di design, come architetto, parto da una sezione di disegni, quindi sviluppo un oggetto tridimensionale. Gli europei sviluppano sempre vedute in prospettiva quando disegnano un oggetto; al contrario, la cultura giapponese non prevede il disegno prospettico, ma si basa sulle immagini frontali. In un giardino giapponese, da qualsiasi angolazione , è possibile avere una visione frontale d’insieme, mentre in Europa i giardini sono progettati per essere percorsi ed esplorati in profondità. Non è mai possibile osservarne tutti gli elementi in una volta.
Design contro consumo?
I giapponesi apprezzano i prodotti europei, che comunicano loro un senso di fiducia. Naturalmente amiamo anche i nostri di prodotti; tuttavia, per le giovani generazioni, la cultura tradizionale giapponese e i suoi prodotti trasmettono un’eccessiva tranquillità: la loro è la bellezza del silenzio. Invece le giovani generazioni vogliono esprimersi, dare voce alla propria personalità attraverso marchi più appariscenti e di carattere. È solo una questione di superficie, ma è sinonimo di come la nostra cultura si stia evolvendo.
Architettura contro design?
Non credo che “contro” sia il termine giusto. Entrambe le pratiche dovrebbero essere collegate l’una all’altra. È meglio pensare a entrambe allo stesso tempo: ad esempio, posso pensare a un prodotto da mettere su un tavolo all’interno di una stanza, che a sua volta si trova in un edificio. Passare in scala dal piccolo al grande, dal dettaglio alla struttura principale, dalla dimensione intima/interna a quella esterna.
Design contro tecnologia?
Penso che il design sia collegato all’elettronica. Questo perché sono giapponese e, nel mio paese, esistono numerose società di elettronica in cui i designer sono figure perfettamente integrate. L’interazione tra un designer e un programmatore è in grado di dar vita a soluzioni più articolate. Mi piacerebbe creare nuovi valori, facendoli emergere da questa fusione di due insiemi di esperienze differenti. E introdurli nel tradizionale processo di design europeo, aggiungendo un know-how non appartenente alla dimensione meramente estetica del design.
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