Ogni tanto il problema va posto, anche solo averne consapevolezza è parte della soluzione. Perché gli uomini nel settore delle tech sono tre volte tanto le donne? L’occasione me la dà questa volta Bloomberg News che riflette sulla condizione in cui versa il settore. Solo negli USA si stima che serviranno almeno mezzo milione in più di laureati in scienze informatiche, e se alle donne non viene lasciato almeno un pochino il campo, il settore potrebbe affrontare qualche difficoltà. Anche i talenti femminili più eccellenti non considerano la carriera tecnologica: uno spreco di potenziale umano, di idee e di immaginazione. Questa inferiorità di presenza femminile è un retaggio culturale difficile da estirpare. Da quando è entrato nelle case, il pc è diventato anche un passatempo con l’arrivo dei primi giochi: U-boot, Tron e wargames. Come a dire roba da maschi. Non è una questione biologica, ma di aspettative, ma c’è chi ha gettato i semi del cambiamento.
L’Istituto tecnologico di scienze e ingegneria della California del Sud, l’Harvey Mudd College, per esempio, ha aumentato del 50% in 15 anni il numero delle diplomate donne in scienze informatiche, semplicemente cambiando approccio. Ha ampliato la proposta curriculare per attrarre studenti talentuosi in materie scientifiche ma con scarso interesse all’informatica. Poi ha differenziato le classi di programmazione informatica in base alle capacità pregresse, per evitare che gli studenti più esperti intimidissero i neofiti, demotivandoli. Agli studenti la scuola ha dimostrato che gli sbocchi professionali STEM sono tra i meglio remunerati: un ingegnere software diplomato al Harvey Mudd College guadagna mediamente oltre centomila dollari l’anno.
Se la scuola deve fare la sua parte per cambiare la mentalità di uomini e donne, anche la aziende contribuiscono alcune con sforzi notevoli.
La multinazionale della consulenza tecnologica, Accenture, si è data l’obiettivo di arrivare ad avere una quota paritaria di dipendenti donne e uomini entro il 2025 e in India ha creato percorsi di carriera riservati alle donne, mentre negli USA ha stabilito la regola, adottata per altro anche da altre azienda, che i neogenitori indipendentemente dal fatto che siano donne o uomini, non debbano fare trasferte nel primo anno di vita del figlio. Gocce nel mare, ma pur sempre segnali di un mondo del lavoro che può cambiare per il meglio.
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