La nostra campagna, UNHATE, che ha suscitato molti commenti di ogni tipo, pone anche qualche problema filosofico. Per esempio: qual è il contrario dell’odio? L’amore, verrebbe da dire. Ma siamo sicuri? E se fosse l’indifferenza? E se fossero entrambi?
Secondo Günther Anders, uno dei padri dell’antropologia filosofica, scomparso nel 1992, i sentimenti cambiano nel tempo. “Sarebbe ingenuo – dice – credere che l’uomo rimanga emozionalmente costante. Le emozioni dipendono dalle situazioni storiche esistenti, soprattutto dagli strumenti tecnici”. Anders, ossessionato dall’evoluzione tecnologica, si chiedeva in particolare che cosa resti dell’uomo, delle sue emozioni, nel momento in cui si rende conto della potenza dell’apparato tecnico. Secondo lui, l’uomo soffrirebbe per così dire di una vergogna prometeica, cioè si sentirebbe piccolo e antiquato di fronte a un mondo, da lui evocato, che lo sorpassa ormai per efficienza e velocità. E le macchine, per Anders, non hanno più bisogno di inutili emozioni che rischiano di interferire con il loro sicuro procedere.
Le conclusioni del pensatore austriaco sono provocatorie: “Ciò che ci perderà è proprio questa mancanza di odio. La fine dell’odio potrebbe presagire la fine dell’umanità”. Invito all’odio? Mancanza di etica della responsabilità? Attenzione: il bersaglio polemico di Anders non è certo l’amore, bensì l’indifferenza. Mentre amore e odio si tengono tra loro per opposizione, l’indifferenza è un elemento estraneo che rompe il legame tra i primi due: l’odio è il negativo, l’amore il positivo, l’indifferenza l’elemento neutro.
Anders ci dice che il pericolo più grande per l’uomo nell’età della tecnica è l’instaurarsi dell’indifferenza, per cui tutte le emozioni si indeboliscono e l’indifferenza diviene il termine di opposizione di ogni concetto. L’odio ha quindi oggi due opposti, per quanto questo sfidi le leggi della logica: il primo opposto è l’indifferenza, rispetto a cui l’odio è un qualcosa di positivo per il fatto che mostra ancora la vitalità dell’uomo, il perfetto funzionamento del suo apparato emozionale; il secondo opposto è l’amore, rispetto a cui l’odio è l’elemento negativo. E tuttavia se l’odio sparisce e il suo posto è occupato dall’indifferenza, sparisce anche l’amore, o quanto meno si indebolisce.
L’appello all’odio di Anders è quindi un forte appello all’amore come emozione che mostra la vitalità dell’uomo. Non l’amore come un progetto utopico, come un appello di cui tutti si possono riempire la bocca, ma piuttosto l’amore come emozione che deve dimostrare la sua forza nei confronti del suo opposto vero, l’odio, ma anche contro il suo opposto debole, e più infido, l’indifferenza.
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