Lo sport fa (sempre) bene ai ragazzi?

06/04/2012

Sport



Lo sport fa bene? Vorrei poter dire sì, ma alcune volte mi viene da dire di no. Ho appena letto i risultati emersi da uno studio della Federazione Internazionale Sci sugli incidenti nello sci alpino a livello agonistico: ogni anno, 40/50 atleti su 100 si infortunano. Di qui una serie di riflessioni abbastanza amare.

Sono così appassionato di sci (e di sport in genere) da essere maestro di sci e allenatore federale. Quanto alla mia famiglia, la passione è nota (come gli infortuni). Insomma, credo nello sport come strumento di benessere psico-fisico, ma anche sociale: uno sportivo dovrebbe essere un cittadino migliore, allenato al rispetto delle regole, alla competizione leale, al gioco di squadra (ne ho parlato qui). E proprio per questo credo che sia necessario affrontare lo sport con un approccio corretto, senza mai mettere a rischio la salute, anche psicologica.

Da un lato ci sono i traumi fisici, che possono dipendere da incidenti, dal logoramento, persino dalla normale pratica quotidiana. Dall’altro c’è la pressione psicologica: basta girare per i campetti di provincia per vedere atleti anche giovanissimi, a volte bambini, trattati come professionisti in miniatura. Le due cose sono evidentemente collegate: si forza al massimo il limite tecnico e fisico – fino a farsi male – per effetto della pressione dell’ambiente circostante.

Agonismo e disciplina, ci mancherebbe, sono indispensabili per raggiungere risultati gratificanti e anche per divertirsi: chi giocherebbe a basket senza tenere il punteggio, senza cercare di vincere? Tuttavia mi pare che spesso – soprattutto a livello giovanile – si esageri e che l’agonismo rischi di offuscare il divertimento, la spontaneità, il piacere dello sport, tanto da fare apparire la parola “giocare” fuori luogo.

In tutto questo, molta responsabilità è dei genitori. Siamo noi che dovremmo riportare equilibrio e buon senso nelle vite sportive dei nostri figli. E invece ci rendiamo spesso protagonisti di comportamenti “da ultras” ai danni di arbitri, avversari, allenatori e degli stessi bambini: con il solo effetto di caricarli di eccessive responsabilità. Per diffondere una cultura sportiva sana sarebbe bene dare sempre il giusto peso alle cose, insegnandolo ai più giovani con l’unico argomento possibile: l’esempio.