Internet ci rende più stupidi?

04/06/2012

Filosofia



Internet ha grandi potenzialità e il suo utilizzo va incentivato. Su questo ovviamente non ci sono dubbi. Tuttavia, come ogni strumento, credo che anche internet presenti alcuni svantaggi. In un post di qualche mese fa, ad esempio, parlavo del rischio che all’interno della rete si verifichino nuove forme di omologazione e livellamento, che potrebbero in qualche modo ostacolare l’esercizio del pensiero critico. Oggi mi viene in soccorso un noto scrittore americano, Nicholas Carr, seguitissimo studioso degli effetti dello sviluppo tecnologico.

In un libro che ha acceso un vivace dibattito tra gli studiosi e gli appassionati della rete (Internet ci rende più stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello) Carr ha proposto una tesi provocatoria, ma interessante: la progressiva affermazione della rete come medium più importante nella vita di tutti noi sta producendo alcuni effetti regressivi sulla nostra capacità di riflettere, di concentrarci e di essere creativi. Se è vero che grazie a internet si sono moltiplicate le informazioni che possiamo reperire in pochissimo tempo su qualunque argomento, secondo l’autore questa enorme offerta non è necessariamente un bene. Certo, in pochi secondi possiamo scoprire tutto di un astrofisico indiano, o di una nuova promessa del basket Nba, ma fino a che punto riusciamo davvero ad appropriarci di quello apprendiamo con tanta facilità?

L’analisi di Carr, in realtà, va molto al di là dell’ovvia considerazione che le informazioni raccolte sul web sono più volatili di quelle che apprendiamo sui libri. L’autore parte infatti da studi scientifici condotti per monitorare l’attività del cervello durante la navigazione, per arrivare a diagnosticare una progressiva trasformazione del nostro modo di pensare, di guardare alle cose, di prendere decisioni. In poche parole, di vivere. Abituati a essere ricettivi a tutto, a non concentrarci su nulla e a vivere eternamente in modalità multitasking, secondo Carr assomigliamo sempre più ai nostri lontani antenati delle caverne. Questi, infatti, erano perennemente esposti a minacce di ogni tipo e prestavano attenzione a ogni minimo dettaglio, ogni evento, ogni insignificante informazione che provenisse dall’ambiente, quasi totalmente privi della capacità di pensare e riflettere. Insomma, una prospettiva piuttosto inquietante, dalla quale propongo di salvarci continuando a leggere, quando possibile, qualche buon libro.