“Dimentichiamo troppo spesso che andare a scuola è una fortuna. In alcune parti del mondo, arrivare a scuola è un’impresa e accedere all’istruzione una conquista”. Con queste parole si apre Vado a scuola, un film che ho visto da poco insieme ai miei figli. È la storia di Jackson, Zahira, Carlito e Samuel: quattro bambini che vivono in Kenya, Marocco, Patagonia e India e che ogni giorno percorrono molti chilometri a piedi, di media due ore di cammino, per andare a scuola.
Questi quattro bambini sono idealmente fratelli di Malala Yousafszai, la ragazzina pakistana diventata famosa (e quasi vincitrice del premio Nobel per la pace) grazie alla sua battaglia a favore del diritto all’istruzione, che nel suo Paese è negato alle donne.
Ricordo che quando la storia di Malala era divenuta di dominio pubblico ne abbiamo parlato a casa con i figli. Volevo che avessero molto chiaro che alcuni valori che siamo abituati a dare per scontati, come il diritto allo studio, sono considerati un privilegio in molti luoghi del mondo. Volevo che capissero che lo studio, la conoscenza, l’istruzione per tutti sono alla base di ogni futuro possibile.
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