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Charles William Miller: l’uomo che insegnò il calcio al Brasile

È tempo di mondiali in Brasile: così voglio raccontarvi la storia di come il calcio è arrivato da quelle parti, grazie a un giramondo sui generis, Charles William Miller.

Per raccontarvi questa storia però dobbiamo tornare indietro nel tempo fino al 24 novembre 1874: data di nascita di Charles, in quel di San Paolo. Sua madre è anglo brasiliana mentre suo padre è scozzese e lavora alla ferrovia che collega il porto di Santos a San Paolo: circa ottanta chilometri di binari, forse pochi per gli standard odierni, una grande opera per allora, che voleva dire lavoro, sviluppo, crescita in un Paese ancora tutto da costruire.

Da San Paolo a dieci anni il piccolo Charles viene spedito in Inghilterra: i genitori vogliono che impari l’inglese e in Brasile non ci sono ancora scuole anglofone. Passa così infanzia e adolescenza a Southampton finché nel 1894 torna in Brasile: non è neanche ventenne. Sulla via del ritorno il giovane Charles ha un’idea: insieme alle valigie imbarca anche un paio di palloni da calcio e un manuale di football, chissà, forse anche per sconfiggere la noia di una traversata oceanica di oltre venti giorni.

Una volta sbarcato forma una prima squadra di espatriati dal Regno Unito: e il calcio piace subito. La squadra di Charles sfida le altre comunità di emigrati, dagli Stati Uniti, dalla Germania, e anche una selezione locale: ben presto un’intera nazione si appassiona a quello strano gioco arrivato dalla lontanissima Europa. Il resto è Storia: fino alle cinque coppe del mondo vinte dal Brasile, fino ai mondiali in corso.

A prima vista non c’è niente di più lontano del costruire una ferrovia, come fece il padre di Charles, al portare uno sport nuovo in un Paese. Invece io ci vedo molti punti in comune: entrambi sono due modi per annullare le distanze, abbattere le barriere, unire mondi lontani. Proprio come succede oggi con i mondiali: un’esperienza collettiva entusiasmante, che ci unisce per un mese nel segno dello sport.

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