Scopro con piacere, anche se in ritardo, che a New York si è recentemente conclusa una grande mostra dedicata all’opera di Ouattara Watts: la mostra, intitolata Ouattara Watts: vertigo, si è tenuta in un grande spazio nella zona di Soho a New York ed è stata inaugurata in coincidenza con l’apertura di Fashion Week. Watts è un pittore di origine ivoriana: è stato amico di Jean-Michel Basquiat, ha studiato in Francia e oggi vive e lavora a New York.
Poco più di un anno fa a Milano, Sisley apriva la Settimana della Moda milanese con una mostra – curata da Glenn O’Brien – di 18 giubbotti da motociclista dipinti da artisti di spicco della cultura pop in favore dell’Andy Warhol Museum di Pittsburgh. Non solo: uno degli artisti che avevano contribuito alla mostra Sisley era proprio Ouattara Watts, insieme ad altri grandi esponenti della graffiti art come Frederick “Fab Five Freddy” Brathwaite e Lee Quinones.
Ho sempre pensato, e lo penso oggi più che mai, che l’incontro tra arte, moda e stile sia quasi inevitabile: i codici espressivi si contaminano a più livelli e lo scambio di culture, di linguaggi e di segni (purché di qualità) non può che produrre buoni frutti. L’evento newyorkese dei giorni scorsi mi conferma che l’intuizione fosse giusta e mi fa ripensare con piacere (e con un po’ di orgoglio) alla bella iniziativa Sisley.
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