Una nuova agenzia di rating: un bene o un male? Lo vedremo

19/11/2012

Economia



Nei giorni scorsi, in mezzo al bombardamento di informazioni relative alle elezioni americane, un annuncio è passato quasi inosservato: sta per nascere Universal Credit Rating Group, una nuova agenzia di rating frutto della collaborazione tra la cinese Dagong, la russa RusRating e Egan-Jones Ratings, una realtà indipendente americana.

La notizia rappresenta un’occasione per riflettere da un lato sulla sorprendente composizione di questo nuovo soggetto, davvero “postmoderno” se posso prendere a prestito un termine dall’arte, e quindi sui grandi cambiamenti geopolitici in atto; dall’altro sul sistema stesso delle agenzie di rating e sui suoi limiti. Si è molto parlato, negli ultimi anni, dei loro conflitti di interesse, della scarsa concorrenza (e infatti la nuova società si è presentata attaccando frontalmente le “tre sorelle”, Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch), e persino della loro dubbia affidabilità: il collasso di Lehman Brothers nel 2008 avvenne senza che nessuna agenzia lanciasse l’allarme.

Per questo l’ingresso di un nuovo attore non può che essere accolto positivamente, ma con lo stesso disincanto che oggi viene rivolto alle “big three”. Anche perché due dei soci di Universal Credit Rating provengono da Paesi che non hanno certo fatto della trasparenza economico-finanziaria la loro bandiera, e quindi suscitano una curiosità ancora maggiore: saranno capaci di pretenderla, questa trasparenza? E di stigmatizzare in totale libertà aziende, organizzazioni e Stati, quando sarà il momento? Lo vedremo.