Un po’ di psicologia al servizio dei cittadini

20/03/2013

Economia



L’economia è da sempre al centro di dibattiti pubblici e programmi di governo. Ogni esecutivo si avvale dell’aiuto di economisti per valutare gli effetti delle alternative disponibili in termini di politiche fiscali, spesa pubblica, strategie di investimento. Alcuni governi, tuttavia, stanno sfruttando altre scienze sociali, e in particolare la psicologia, per migliorare la propria azione.

In Inghilterra, il primo ministro David Cameron ha istituito il “Behavioural Insights Team”, un gruppo di studiosi a supporto del suo esecutivo che cerca di individuare, sulla base della ricerca psicologica, i modi migliori per comunicare con i cittadini e supportare decisioni proficue per loro stessi e per la comunità.

Il team inglese ha dimostrato, per esempio, che competizione ed emulazione possono essere fattori chiave per favorire comportamenti virtuosi, e ha già cominciato, facendo leva su queste attitudini, a ottenere risultati positivi in termini sia di risparmio energetico che di entrate fiscali.

Perché questa vicenda mi colpisce? Perché credo, per formazione ed esperienza, che gli strumenti dell’economia siano necessari per un buon governo, ma forse non più sufficienti. Perfino in ambito accademico, da alcuni anni si è consolidato un filone di ricerca che tenta di integrare lo studio dell’economia con indagini, per esempio, in campo psicologico.

Si tratta certamente di tentativi per andare in direzione di una visione più complessa e articolata della vita sociale, nella quale anche i saperi umanistici possano tornare a rivendicare un loro ruolo come insostituibile strumento di comprensione e di amministrazione della cosa pubblica.