RIO+20: detto e non fatto

22/06/2012

Economia



Ringrazio Marina Silva, ambientalista ed ex ministro dell’Ambiente del Brasile, per aver voluto condividere sul mio blog questo incisivo contributo.

Detto e non fatto
Di Marina Silva

Dobbiamo fare una scelta, una scelta molto semplice: stare a guardare o tentare di capire. Possiamo far finta di non accorgerci delle condizioni di vita in continuo degrado che lasceremo in eredità alle generazioni future; possiamo illuderci che la tecnologia “dia una mano” alla risoluzione dei disastri ambientali sempre più grandi e frequenti; possiamo permettere che l’avidità di denaro e di potere continui a rappresentare il valore più alto e il metro di misura delle nostre vite. Oppure possiamo affrontare la realtà, assumere le nostre responsabilità nei confronti delle generazioni future e scegliere l’equilibrio e la sobrietà.

Questa scelta spetta a ognuno di noi. Ovviamente, non possiamo pretendere che i miliardi di esseri umani che vivono in miseria, e che soffrono per la mancanza di cibo e di un rifugio, si assumano le stesse responsabilità di chi ha fatto dell’eccesso l’unico criterio per misurare la propria felicità. Nel mese in cui si svolge Rio+20, l’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, ha pubblicato il suo rapporto GEO 5, che non può che destare forti preoccupazioni in chiunque l’abbia letto.

Le preoccupazioni riguardano in primo luogo lo stato del pianeta Terra: non è stato compiuto, infatti, alcun significativo passo avanti per risolvere i problemi sollevati e discussi in occasione della Conferenza del 1992, e rispetto ai quali erano stati siglati diversi accordi internazionali. Ciò che però rattrista maggiormente è il permanere e l’aggravarsi di tali problemi: l’inerzia dei governanti (che, per usare una definizione familiare, rasenta l’irresponsabilità) che hanno partecipato o non si sono presentati alla conferenza di Rio. Se le cose non hanno funzionato, è perché i governi non hanno fatto il loro dovere e non hanno adempiuto agli accordi presi, nonostante fosse loro perfettamente chiaro quali soluzioni sarebbero state efficaci.

Impressiona la serietà del problema: i cambiamenti nel “sistema Terra” e le loro gravi conseguenze per la salute e la sicurezza di tutte le comunità umane. Ma impressiona ancor di più la debolezza della risposta: lo Zero Draft, la bozza del documento che i leader internazionali hanno firmato a Rio, dà l’impressione di una fuga della realtà se confrontato con lo scenario descritto nel rapporto dell’UNEP. Il mondo urla, ma i governanti fanno finta di non sentire.

Venga fatta giustizia, nel frattempo: la maggior parte dei governanti è sottoposta alla forte pressione esercitata dalla crisi finanziaria, dalla campagna elettorale, dagli antiambientalisti radicali, dall’insostenibile modello economico dei loro Paesi, dall’isteria consumista che maschera il malessere, da una crescita che crea nient’altro che un’illusione di sviluppo. Non riescono a liberarsi dall’intrico di interessi, non sempre legittimi, in cui si è trasformata la politica. Accettano l’impoverimento della democrazia. I loro programmi si limitano a una gestione delle circostanze, mai che riescano ad anticipare i mutamenti.

Gorbaciov, che partecipò alla conferenza Eco 92, ha così sintetizzato in un recente articolo l’attuale situazione politica: assenza di leadership e di visione. Ancora una volta il rapporto dell’UNEP mette in allarme riguardo al superamento, a volte irreversibile, delle soglie critiche. In alcune regioni, la variazione rapida della temperatura, la perdita accelerata della biodiversità, il verificarsi di calamità ed eventi estremi possono condannare una grande parte dell’umanità alla sofferenza, oltre che provocare danni ai quali la natura potrà rimediare solo in tempi molto lunghi.

Il rapporto aggiunge, oltre alla critica realista a quel poco che è stato fatto finora, una prova evidente della mancanza di un organismo internazionale in grado di monitorare gli accordi e dotato del potere necessario a esigerne il rispetto. I Paesi danno molta importanza al commercio al punto di avere un organismo mondiale che lo disciplina. Ora dovranno assegnare la stessa importanza all’ambiente, al clima, alla biodiversità e allo sviluppo sostenibile, affinché si possa promuovere il benessere delle generazioni presenti e future.

Ci saranno progressi in seguito al Rio+20? Penso che la risposta spetti alla società civile, ai popoli, alle comunità, alle imprese, alle organizzazioni sociali, a tutti coloro che sono disposti a tradurre la loro consapevolezza in azione, assumendosi responsabilità a livello locale e aumentando la capacità di influenzare la governance globale. Di certo è stata un’occasione per incontrarsi, discutere, formalizzare accordi e partnership, rafforzarsi.