Quando vanno a morire le piattaforme petrolifere

19/07/2017

Economia



Quasi 1500 persone hanno lavorato sulla prima delle quattro vecchie piattaforme petrolifere che la Shell ha cominciato a smantellare nel giacimento petrolifero Brent. La installò negli anni ‘70, e dopo aver irrobustito alcune parti, la piattaforma sarà sollevata da una speciale chiatta. Si tratta del carico più pesante che la chiatta sollevatrice dovrà alzare e trasportare dopo la piattaforma norvegese rottamata un anno prima. Destinazione finale probabilmente sarà l’India, la Turchia o Malta, dove è in crescita il mercato della rottamazione di questi giganti del mare. Con il ridimensionamento della produzione di petrolio e l’obsolescenza di certe tecnologie, alcune trivelle sono arrivate a fine vita. Nel 2010, quando il mercato sembrava riprendersi, i produttori hanno avviato la costruzione di nuove trivelle che in alcuni casi non hanno nemmeno messo all’opera. In particolare i pozzi petroliferi nel Mare del Nord dagli anni ‘60 a oggi hanno prodotto oltre 43 miliardi di barili di petrolio o simili, alcune stime dicono che potrebbero produrne ancora da 10 a 20 nei prossimi anni, quelli che forse serviranno all’industria petrolifera per smaltire gli impianti nel mare del nord. Secondo le stime riportare dal FT per l’industria britannica del settore si tratta di costi per 53 miliardi di sterline. Considerato che è un settore che ha sempre contribuito molto all’economia del Paese, oggi rischia non solo di non esserlo più ma di gravare enormemente sulle casse dello Stato a causa della fiscalità agevolata per i progetti di bonifica. Nel Regno Unito la deducibilità dei costi varia dal 40 al 75%, che secondo le proiezioni equivarrebbe a circa 24 miliardi sterline sulle spalle dei cittadini britannici nei prossimi 10 anni. Una ragione in più per la Scozia per chiedere l’indipendenza.

Intanto insieme alle operazioni di smantellamento sono cominciate anche le polemiche con gli ambientalisti. Probabilmente le due gambe della piattaforma della Shell continueranno a svettare imperiture come improbabili grattacieli. E se è vero che forse è più dannoso per l’ambiente eliminare ogni traccia dell’installazione, su quanto in effetti si possa e si debba abbandonare sul posto, non tutti sono d’accordo e la normativa non è chiarissima a riguardo. Un tempo le piattaforme si smontavano pezzo per pezzo, oggi possono essere rimosse per intero, ma non le fondamenta. Le nuove tecnologie forse permetteranno di ridurre i tempi e i costi di rottamazione e insieme si arriverà anche ad una normativa più chiara e coerente.