Oltre il Pil: il benessere è inclusione

26/09/2012

Economia



Lo diceva già Robert Kennedy: «Il Pil misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta» (ne ho già parlato qui). Un’idea quanto mai attuale. Il Pil, infatti, non tiene conto delle differenze che esistono all’interno di una società; basti pensare che il Sudafrica, durante l’apartheid, otteneva ottime performance in termini di crescita.

D’altro canto mi sono sempre chiesto in quale altro modo fosse possibile misurare il benessere delle persone, attraverso indicatori affidabili e condivisibili. Quest’estate, a sciogliere qualche perplessità, è intervenuta la lettura di un libro che consiglio a tutti: Creare Capacità. Liberarsi dalla dittatura del Pil, della filosofa americana Martha Nussbaum (di cui mi è già capitato di parlare qui). Il libro si interroga proprio su questi temi ed espone, in maniera comprensibile, le linee di un nuovo approccio al benessere sociale e alla giustizia: il cosiddetto capability approach, sostenuto tra gli altri anche dal premio Nobel per l’economia Amartya Sen.

Alla base di questo approccio c’è la domanda: cosa sono effettivamente in grado di essere e fare le persone? Quali sono le reali opportunità a loro disposizione? Secondo questo modello, una società crea benessere quando consente ai propri membri di sviluppare le loro capacità, di pianificare la loro biografia in maniera autonoma. In altre parole: quando non oppone barriere sociali ingiustificabili allo sviluppo dei progetti di vita delle persone e alla loro realizzazione. Naturalmente, l’approccio delle capacità non è una teoria delle decrescita e il Pil non viene totalmente rifiutato come criterio di misurazione. Semplicemente, si tratta di un tentativo di colmare alcune lacune.

A dimostrazione della sua validità, c’è il fatto che questo nuovo paradigma si sta facendo largo anche presso le più importanti istituzioni internazionali che si occupano di welfare, dalla Banca Mondiale allo United Nations Human Development Report Office. Ed esiste anche un’associazione di studiosi – filosofi, economisti, sociologi – che collaborano per sviluppare un modello di valutazione del benessere coerente con il concetto di “capacità”, la Human Development and Capability Association.