Obama, Reagan e l’elogio del lungo termine

19/10/2012

Economia



A sorpresa, un articolo di Newsweek paragona Barack Obama a Ronald Reagan. Nulla di più diverso, in apparenza, fra l’autore di una riforma sanitaria finanziata con debito pubblico, e Reagan, che nell’immaginario collettivo incarna il prototipo di leader liberista.

Eppure i due condividono un destino: quello di provare a traghettare il paese fuori dalla crisi grazie a un orizzonte temporale di lungo periodo. Se anche Obama potrà, così come Reagan, beneficiare di un secondo quadriennio alla guida degli Stati Uniti, riuscirà a dare continuità a un progetto che viceversa rimarrebbe incompiuto.

Al di là della campagna elettorale americana, l’articolo mi ha portato a riflettere sul fattore tempo. E, in particolare, sul fatto che – per mille motivi – viviamo in una società portata ad aspettarsi risultati (e a esprimere giudizi) in tempi molto brevi. Il lungo periodo, gli anni o addirittura i decenni sembrano scomparsi dal dibattito quotidiano.

Le soluzioni alle questioni più complesse o più strutturali, invece, richiedono pianificazione e tempi lunghi, in politica come nel mondo dell’impresa. Anche per questo abbiamo deciso di uscire dalla borsa di Milano: per sottrarci alla logica del giorno per giorno (che troppo spesso sembra dominare i mercati finanziari) e riallineare anche questo aspetto alla prospettiva di lungo termine con cui stiamo operando. Prendersi il tempo giusto non significa temporeggiare: al contrario, impegnarsi su progetti di lungo periodo dovrebbe essere sinonimo di serietà.