Il Learning Curve è un rapporto sull’istruzione condotto dalla casa editrice Pearson e dall’Economist. Quest’anno l’indagine ha eletto i migliori sistemi scolastici del mondo (fra 40 monitorati): ha vinto la Finlandia, seguita dalla Corea del Sud.
Si tratta di sistemi ovviamente molto diversi, ma che hanno due cose in comune: i forti investimenti nell’istruzione e il prestigio sociale di cui godono gli insegnanti. Insegnanti preparati, certo, ma anche forniti delle adeguate risorse e, soprattutto, professionalmente stimati e valorizzati.
E l’Italia? Il nostro paese, dove si investe decisamente di meno nella scuola, si posiziona solo al 24esimo posto. Non è certo un buon dato, soprattutto se consideriamo la nostra tradizione (non dimentichiamoci che la prima università del mondo è nata a Bologna). A farci compagnia nelle retrovie della classifica ci sono Portogallo, Spagna e Grecia, tutte tra il 27esimo e il 31esimo posto.
Insomma, tutti i paesi europei più in difficoltà dal punto di vista economico hanno sistemi scolastici deboli e poco efficienti. Un caso? Non credo. Anzi, penso sia la conferma di quanto ho già sostenuto qui: puntare sulla cultura non è solo una grande prova di civiltà, ma anche un prezioso investimento, forse il più redditizio di tutti. Un sistema educativo migliore garantisce più competenze, più capitale culturale e intellettuale, più flessibilità al cambiamento. In altre parole, più idee e risorse da immettere nel sistema, per farlo crescere.