Hadia Tajik: in Norvegia merito batte pregiudizi

15/10/2012

Filosofia



I paesi del Nord Europa sono spesso citati come esempio di modernità e di dinamismo. Recentemente, per esempio, la Norvegia ha fatto sapere che entro il 2015 cesserà la produzione di automobili a benzina, mentre entro il 2050 la Danimarca calcola di riuscire a produrre il 100% di energia attraverso fonti rinnovabili.

Pochi giorni fa un’altra notizia ha rafforzato questa percezione. Hadia Tajik ha 29 anni, è musulmana, figlia di genitori pachistani. È una giovane donna, intelligente e preparata. Ed è diventata ministro della Cultura in Norvegia.

Si tratta senza dubbio di un’energica risposta all’intolleranza che è esplosa la scorsa estate con la strage di Utoya. Ma è anche qualcosa di più: è il riconoscimento di un processo di trasformazione multiculturale delle nostre società, un’importante svolta contro il pregiudizio etnico per cui le cariche istituzionali di un Paese sono di norma affidate a persone che hanno lo stesso colore della pelle e praticano la stessa religione delle persone che vi abitano.

A ciò si aggiunge l’età sorprendentemente bassa di Hadia Tajik. Mi è già capitato di parlare dell’età media della classe dirigente italiana, la più vecchia d’Europa. Credo che il vero problema di una classe dirigente anziana sia il rischio che non sappia interpretare i rapidi cambiamenti (tecnologici e non solo) in atto oggi. È sempre più importante, insomma, coinvolgere i giovani in ruoli di responsabilità: non solo per un’astratta affermazione di “pari opportunità”, ma soprattutto per il contributo – insostituibile – che possono dare alla società.