From selfie to self expression

25/05/2017

Arte Contemporanea



Nel 2013 l’Oxford Dictionary la selezionava come parola dell’anno, “word of the year”: “Selfie” è invece entrata nel nostro vocabolario ufficialmente solo l’anno dopo. Era sempre il 2014 quando il MOMa a New York indagava l’estetica dell’autoritratto tecnologico, usando quel termine con l’artista Patrick Specchi: si trattava di un’installazione particolare che permetteva ai visitatori di scattare un autoritratto. Per ricordare che il selfie è spasmodica necessità di lasciare una traccia della nostra esistenza, una memoria della propria presenza ad un evento o una situazione e insieme bisogno di condividerla con il nostro network.

Penso che il selfie sia un paradigma del nostro personale rapporto con il mondo ormai mediato dall’onnipresente smartphone. Non ho quindi potuto fare a meno di apprendere da BBC news che la Saatchi Gallery, affiancata proprio dalla stessa BBC intende elevare il selfie a forma d’arte: “From selfie to self expression” sarà infatti e il titolo della mostra che nobiliterà lo smartphone a strumento artistico, coinvolgendo una decina di giovani artisti nell’impresa. Come del resto il più autorevole Metropolitan Museum di New York ricordava qualche tempo fa, il selfie non è nato nel ventunesimo secolo. Da sempre gli artisti hanno utilizzato il soggetto che avevano più spesso disponibile: se stessi. L’autoritratto esiste da secoli, testimonianza storica e biografica, momento di introspezione o di esaltazione dell’artista. Il Metropolitan ha voluto ricordarlo con una dissacrante iniziativa nel 2016 su Pinterest, invitando i visitatori a postare il loro selfie in compagnia dell’autoritratto d’artista.

Oggi l’idea di Nigel Hurst CEO della Saatchi Gallery è indagare il selfie dall’autoritratto artistico dei Van Gogh e dei Rembrandt, includendo anche gli autoscatti che in qualche modo hanno fatto la storia recente. Quelli che sono diventati icona di un evento o di un momento storico, come per esempio il selfie di Obama con l’allora primo Ministro Cameron e l’ex primo ministro svedese al memoriale di Nelson Mandela, oppure il primo selfie postato dallo spazio dell’astronauta Tim Peake. Scatti e autoritratti da condividere nello spazio tangibile di una mostra, stampati e riprodotti per la fruizione in ambienti reali, niente post insomma. In mostra andrà quindi l’estetica autoreferenziale del nostro tempo, realizzata attraverso quello che è ormai un’estensione del nostro corpo: lo smartphone.