An Assassination in Turkey, un racconto inevitabile

10/05/2017

Arte Contemporanea



Dal 28 aprile al 21 maggio Roma e Bari ospiteranno le immagini vincitrici del World Press Photo 2017, per raccontare un anno di cronaca, attualità, guerre, emergenze, ambiente e sport attraverso gli obiettivi dei più grandi fotografi internazionali.

Photo of the Year: An Assassination in Turkey, ne hanno parlato tutti. Il soggetto dello scatto è Mevlüt Mert Altıntas, un poliziotto fotografato pochi istanti dopo aver sparato all’ambasciatore russo in Turchia Andrey Karlov. L’omicidio è avvenuto ad Ankara il 19 dicembre scorso durante l’inaugurazione di una mostra. A scattarla è stato Burhan Ozbilici di The Associated Press, che senza rendersi conto ha scattato una di quelle foto che fanno lo storia, che loro malgrado riescono a cogliere l’attimo in cui tutto cambia, in cui le persone agiscono con conseguenze nette e potenti, violente ed irreparabili in questo caso. Ozbilici era lì quel giorno e non ha potuto esimersi da quello che il suo essere giornalista lo obbligava a fare: registrare ciò che stava accadendo, realizzando l’intera sequenza dell’assassinio che si stava consumando davanti ai suoi occhi.

Lo scatto che ha vinto il World Press Photo è più precisamente quello che ritrae il killer in piedi con la pistola in una mano e l’altra alzata ad indicare il cielo, il corpo dell’ambasciatore è a terra davanti a lui. Fin da subito in molti hanno notato il valore “estetico” di questa foto; le luci perfette, l’abbigliamento e la postura dell’omicida, i quadri appesi che si stagliano nitidi sul muro bianco… una composizione, precisa ed efficace, tanto quanto la realtà. E proprio questa composizione è stata colta dal fotografo, lasciando a bocca aperta per il risultato ottenuto.

Qualcuno si è domandato come abbia fatto in quella situazione a scattare e a tal proposito mi ha colpito molto il commento di Letizia Battaglia, una delle figure più importanti della fotografia contemporanea: “Piena di ammirazione per il fotografo, è molto importante che ci siano persone che rischino. Non accetto moralismi sul reportage, le cose devono essere raccontate. Lo scandalo è che le cose avvengano, se non ci sono i fotografi le cose si dimenticano”, ed è proprio vero.