Alla Biennale di Venezia il battesimo della nuova arte irachena

15/07/2013

Arte Contemporanea



Poco più di dieci anni fa scoppiava una delle più controverse guerre della storia recente, quella contro Saddam Hussein. Oggi l’Iraq è libero dalla dittatura ma non è completamente pacificato e la vita dei suoi abitanti è tutt’altro che semplice.

Per questo la mostra Welcome to Iraq, ospitata in questi giorni dalla Biennale di Venezia, è così interessante: perché rappresenta un inedito racconto del “nuovo” Iraq, un Paese che – nell’arte e non solo – ha perso i riferimenti del passato e sta faticosamente cercando di metterne a punto di nuovi.

Saddam Hussein, infatti, era un generosissimo promotore dell’arte. Tuttavia, come in genere fanno i dittatori, usava l’arte in modo propagandistico, come celebrazione del regime e di se stesso, impedendo così lo sviluppo di un’arte libera. Al tempo stesso, manca ancora oggi un mercato dell’arte di tipo occidentale, che metta gli artisti in relazione fra di loro, dentro e fuori i confini nazionali, ma anche con le istituzioni e i possibili acquirenti.

Per mettere insieme le opere esposte, il curatore, Jonathan Watkins, ha intrapreso un viaggio lungo (e a tratti pericoloso) attraverso l’Iraq, che lo ha condotto a selezionare undici artisti capaci di raccontare con le loro opere la rinascita di un’arte che per molti anni è rimasta nascosta e, attraverso questa, il Paese stesso.

Questa mostra è quindi una sorta di battesimo internazionale della nuova arte irachena, un’altra occasione da non perdere per chi, come ho già fatto anch’io, decida di visitare la Biennale 2013.